domenica, Maggio 4, 2025

Marcello Mio: lacuna emotiva o voglia di esistere?

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A settembre saranno 100 anni dalla nascita di Marcello Mastroianni (1924-1996), ma la ricorrenza comincia già dalla Croisette grazie a Marcello mio di Christophe Honoré. Il film è in concorso al Festival di Cannes, e disponibile al cinema dal 23 maggio distribuito da Lucky Red.

Marcello mio

Marcello mio è ritratto di famiglia, è un percorso analitico e introspettivo freudiano che fluisce nel racconto di un’estate particolarmente tormentata. Chiara Mastroianni decide di far rivivere suo padre Marcello Mastroianni. Ossessionata da anni dalla sua figura, un giorno, inizia a vestirsi, a parlare, a muoversi e a respirare come lui.

La trasformazione di Chiara smuove reazioni diverse in tutte le persone che incontra e che conoscevano il vero Marcello. Tra Parigi e l’Italia, inizia un viaggio fisico e introspettivo, con la piena immersione nei luoghi e nella vita e nel cinema dell’attore. Fino al suo “albergo preferito” di fronte al mare di Formia.

Il peso di chiamarsi “Mastroianni”

Chiara Mastroianni ha dovuto fare i conti fin da piccola con il proprio cognome, un’eredità immensa, con un peso immane da portare.

Marcello mio, un titolo che evoca vicinanza e distacco al contempo, tenerezza e formalità. Il nome proprio associato al pronome “mio” è immagine di una realtà quasi distorta in cui la protagonista concepisce “suo” un uomo che prima di ogni cosa è stato “Marcello” per il resto del mondo. Una dimensione che l’ha portata a mettersi in discussione, a perdersi, a smarrirsi, sia nella forma che nella sostanza, accogliendo, un po’ per sogno, un po’ per dramma, la ricostruzione di sé attraverso la rielaborazione privata e artistica di chi le ha dato la vita. Un autentico processo di annientamento dell’identità prima, e di ricostruzione poi. In fondo, la possibilità di poter conoscere veramente l’Io primordiale si realizza esclusivamente se si conoscono le proprie radici.

“Marcello Come Here!”, un richiamo che questa volta risulta come commiato dolce e delicato, con il quale Chiara sprofonda in un’esistenza sfumata, onirica, indefinita, e con transustanziazione dello spirito alla carne, fa rivivere il padre assumendone sembianze fisiche e comportamentali, aiutata da un’incredibile somiglianza tra loro.

La regia di Honorè omaggia l’attore con alcune scene intramontabili, prevalentemente felliniane indiscutibili e irripetibili; forse alle volte troppo cariche e azzardate; d’altronde determinate sequenze possono essere riproposte solo se sei Marcello Mastroianni, e l’avere lo stesso sangue non è sempre prerogativa di credibilità e di buona riuscita.

Lacuna emotiva o voglia di esistere?

La scelta di dirigere un film e non un documentario, è perfettamente coerente con il filo logico della trama, qui il divo è presente indirettamente, e soprattutto, questa volta, solo se c’è Chiara a recitare. È la storia in cui Chiara diventa Marcello, e dove un padre diventa figlia, lasciandole finalmente la scena.

Durante la storia Chatherine Deneuve giustifica i comportamenti bislacchi della figlia con una probabile mancanza affettiva e paterna; un dettaglio non da poco, per il quale il tessuto narrativo assume un duplice aspetto: l’identità, e la mancanza.

Honorè proietta la causa della dissoluzione esistenziale non solo verso una presenza troppo invadente, ma anche nei confronti di un’assenza assai invalidante; è estremamente difficile ricomporre sé stessi quando una parte di noi se ne va per sempre.

Qual è il motivo per il quale Chiara ha il desiderio incontrollato di voler essere Marcello, per il lutto o semplicemente per esistere? Probabilmente per entrambe le motivazioni.

Chiara “nostra”

Marcello Mio si presenta dolcemente scombinato, con una forma atipica di anti-biografia, la quale il divo dallo sguardo malinconico e disincantato, appare per la prima volta senza dirompere, un prodotto in cui la circostanza dell’essere “figlio di”, viene contemplata mettendone in luce il lato più fragile, umano e malinconico di essa, senza pretese e boriosità.

Christophe Honoré, ha trovato il modo più gentile, discreto e cortese nel ricordare il mito italiano, ma adesso senza riflettori puntati; il primo piano ora è rivolto interamente e meritatamente verso Chiara Mastroianni, che con la proiezione a Cannes, diventa inesorabilmente Chiara Nostra!

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