sabato, Maggio 3, 2025

Io e il Secco: un’amicizia che splende nell’ombra della violenza

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Dal 23 maggio al cinema “Io e il Secco”, l’opera prima di Gianluca Santoni basata su un soggetto (vincitore del Premio Solinas) e una sceneggiatura scritta con Michela Straniero.

Trama

La storia ruota attorno a due protagonisti: un bambino, Denni, l’esordiente Francesco Lombardo, che nonostante le violenze domestiche a cui assiste ogni giorno, mantiene la sua innocenza, e un giovane, Il Secco, interpretato da Andrea Lattanzi, a cui la vita ha negato ogni opportunità di svolta, costringendolo a vivere arrangiandosi come può.

Come facciamo a nuotare senz’acqua?
– Chiudiamo gli occhi e immaginiamo che galleggiamo

IoeIlSecco_popcornclub

Una vicenda di violenza familiare

Una vicenda di violenza familiare che vediamo attraverso gli occhi Denni (con la i), protagonista silenzioso di un dramma che troppo spesso vede i giovani come vittime silenti e oppresse da un clima di tensione costante e, appunto, violenza.

Un film semplice, ma potente, con una tematica a cui assistiamo troppo spesso nei notiziari, quando è troppo tardi. “Io e il secco” esplora anche temi come amicizia e resilienza, luce la capacità umana di trovare bontà e supporto anche nelle situazioni più difficili. Le stesse situazioni che portano alla nascita di una grande amicizia, inusuale ed estremamente tenera, tra un bambino e un uomo cresciuto troppo in fretta.

La sceneggiatura

La forza della storia risiede nella sceneggiatura, firmata dal regista Gianluca Santoni e Michela Straniero, e nel soggetto, vincitore del Premio Solinas, che riesce a miscelare vari toni, fotografici e narrativi, passando dal buddy movie al dramma, restituendo un affresco contemporaneo della periferia italiana.

La periferia

D’altronde le periferie si assomigliano tutte, e vengono rappresentate tendenzialmente con caratteri simili, qui però nel grigiore e nella cupezza, Denni sopravvive grazie all’immaginazione, anche se spesso violenta, e all’amore della madre, una splendida Barbara Ronchi, trasmesso anche tramite la musica e la canzone, linguaggio diretto per eccellenza e fortemente comunicativo.

“Se non uccide, fortifica”

“Dicono che mi servirà se non uccide, fortifica” recita la canzone di Tiziano Ferro, leitmotiv del film, che guida inconsciamente i personaggi che vivono al limite dell’esasperazione personale e familiare, a tal punto da spingere Denni a cercare un “superkiller” che uccida suo padre, il violento e bravissimo Andrea Sartoretti, ma l’immaginazione, come il cinema, sono strumenti che se usati bene, come in questo film, possono dare anche messaggi di speranza e di riscatto sociale.



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