venerdì, Maggio 2, 2025

Silenzio in sala: c’è il cinema italiano che dorme

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Il silenzio in sala è assordante nei cinema italiani, ll crollo dei numeri dei biglietti venduti negli ultimi mesi non lascia presagire niente di buono per i film nostrani e non, e per distributori ed esercenti.
Urge un cambio di rotta netto, strutturale, per evitare il tracollo di un’industria che sembra non riuscire a reggersi da sola.

Responsabilità

Cercare le responsabilità non serve per trovare dei colpevoli con cui prendersela, ma è forse l’unico modo per proporre soluzioni.

Il 2023 si è chiuso con dei numeri da capogiro grazie a C’è ancora domani di Paola Cortellesi, che però ha creato un “effetto Zalone” dopando i numeri del botteghino, monopolizzandone i guadagni.

Deve far riflettere quindi che il 2023 e l’inizio del 2024 hanno un attivo rispetto ai primi anni post pandemici, perché è risaputo che gli italiani vanno al cinema da ottobre a marzo, disertando le sale nei restanti mesi.

Eppure l’anno scorso, grazie alla massiccia presenza di under 35 e soprattutto grazie all’effeto Barbenheimer, le sale sono state riempite per due film di successo di pubblico e di critica, che sono stati distribuiti in mesi tendenzialmente poco interessanti per i cinema italiani.

Allora una possibile soluzione, da definirsi coraggiosa (se non eroica), potrebbe essere accordarsi tra distributori ed esercenti e far uscire alcuni film in listino nei mesi estivi, soprattutto quei film che probabilmente porterebbero le persone al cinema a prescindere dal periodo. Purtroppo però all’orizzonte pellicole del genere non sembrano esserci.

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Le scelte delle sale

D’altro canto come sottolineava recentemente anche Alice Rohrwacher, anche le multisale devono trovare il coraggio e la forza di distribuire film meno altisonanti che possano compiere un viaggio al botteghino come il film della Cortellesi, cercando di non sottovalutare il gusto del pubblico che è più “raffinato” e critico di quanto possa sembrare.

La conferenza stampa del cinema italiano

Il 5 aprile scorso è stata indetta una conferenza stampa del settore cinematografico e audiovisivo italiano che presentava i grossi problemi che incombono sulla filiera filmica italiana: ” Siamo un’industria che produce film, serie, documentari, animazione: opere che concorrono a costruire e definire un’identità e un immaginario culturale del Paese, nelle quali ci si possa riconoscere non solo come individui ma come collettività, e che contribuiscono a esportare l’immagine dell’Italia nel mondo. Oggi quest’industria si sta fermando. Il primo trimestre 2024 ha registrato un arresto brusco della produzione cinematografica e audiovisiva, dovuto all’incertezza e al protrarsi del ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno pubblico al settore. Da una situazione di piena occupazione e forte crescita in tutti i segmenti della filiera, siamo oggi di fronte a una vera e propria emergenza con molte produzioni rinviate o cancellate.

Futuro

La richiesta di un intervento del governo, anche alla luce delle modifiche sul Tax Credit, è evidente e necessario, ma anche puntare sulla produzione di storie avvincenti, nuove, che riescano ad emozionare e riportare le persone al cinema, questo si può fare e forse è l’unica via per riportare quel brusio di sottofondo, quasi fastidioso, ma che manca alle nostre sale, che sono sempre di meno e sempre più silenziose.



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