sabato, Maggio 3, 2025

Matteo Garrone, Tu Capitano

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La semplicità con cui Matteo Garrone si racconta ai sensi di chi lo ascolta, lo porta intimamente vicino non solo al pubblico che lo ama ma anche a chi ancora non lo ha conosciuto, soprattutto le nuove generazioni.

La sensibilità del suo modo unico di raccontare è solo una delle caratteristiche dell’artista che, grazie al suo modo genuino di approcciare, scalfisce nella pietra dei concetti importanti per il mondo dell’arte, intrisi di valori umani che trasmette a chi lo ascolta.

Si potrebbe parlare di Matteo Garrone partendo dai numerosi premi che lo hanno visto protagonista, ma non andrà così.

La sua volontà è quella di creare e di narrare mondi al di là dei riconoscimenti e qui verrà raccontato proprio spoglio dagli stessi.

La necessità di raccontare raccontandosi

Durante la quattordicesima edizione del Social World Film Festival, Matteo Garrone racconta ad un vastissimo e giovanissimo pubblico di cineasti le origini del suo percorso artistico, la sua formazione ed il ruolo centrale della sua famiglia.

Figlio d’arte con mamma fotografa e papà critico teatrale, Matteo Garrone incontra nel tempo un’altra figura importantissima per la sua formazione umana e professionale: è il compagno di sua madre, con cui collabora nella creazione dei suoi film in veste di direttore della fotografia fino al 2012, quando purtroppo viene a mancare. “Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia che mi ha sempre aiutato a coltivare la mia passione”, dichiara il regista, che ha mosso i primi passi nel mondo dell’arte partendo dalla formazione pittorica che, non a caso, è molto presente all’interno dei suoi film specialmente in relazione alla dimensione onirica, forte in moltissime scene. A soli ventisei anni, decide di autoprodurre il suo primo cortometraggio, scelta fondata sul desiderio di realizzare la sua prima opera senza pressioni e con le sue forze. “Credo che quando una persona inizia un percorso così, sia sempre meglio non avere pressioni; ero sereno, volevo produrre qualcosa con i miei fondi, non avevo l’ansia di un produttore che investiva su di me. Ancora non conoscevo questo mestiere e non sapevo neanche quale sarebbe stata la mia strada. E poi questo, il fatto di autoprodursi, è il modo migliore per capire se realmente si ha la necessità di raccontare.”

“Siate semplici e state nell’opera”

Se si dovesse insistere nel ricercare il punto di forza di Matteo Garrone nelle sue pellicole, sarebbe difficile forse riscontrarne uno soltanto. Ma attraversando la persona più che il personaggio, è lampante constatare quanto di Garrone sia presente un elemento chiave che fa leva sulla sua necessità di raccontare il vero, dal punto di vista di chi vive l’ingiusto, la prospettiva di chi il dolore ce l’ha sulla pelle e non di riflesso: la semplicità.

Matteo Garrone è un artista a tutto tondo ma semplice, senza la pretesa di una perfezione che anzi, trova larga distanza dai suoi film e dai suoi personaggi che si chiamano “eroi contemporanei” proprio per questo, per la loro narrazione scevra da anestetizzanti. Ed è proprio sulla semplicità che consiglia di puntare alle nuove generazioni desiderose di creare un primo approccio con questo mestiere: “Siate semplici e state nell’opera. I premi sono importanti per far girare il prodotto ma spesso danneggiano l’ego di chi crea. Noi facciamo i film per l’urgenza di raccontare e dobbiamo stare nell’opera”.

Io Capitano vuol dire “Io Ce l’ho fatta”

L’incontro con un artista, un artigiano di tale spessore quale è Matteo Garrone rientra tra le esperienze più edificanti che il pubblico, la critica, gli addetti al mestiere possano fare, per un motivo più unico che raro: è una personalità dall’ego sottile.

E la speranza, che resta impressa nella memoria di chi incontra, è la stessa che cuce addosso ai personaggi che crea e agli attori non professionisti che sceglie per le sue opere.

Di potercela fare, proprio come Seydou, con tutte le emozioni sulla pelle e la commozione sincera di chi può dire, per ciò che ama: “Io Capitano”. 





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