giovedì, Maggio 1, 2025

“Longlegs”: l’urlo di satana che ha scosso l’America

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“Longlegs” arriva nelle sale italiane dopo aver scosso l’America, dividendo il pubblico tra chi lo acclama come un capolavoro del terrore e chi lo critica come un esperimento commerciale. Maika Monroe e Nicholas Cage, protagonisti di questa pellicola, danno vita a un thriller psicologico che mescola paura e tensione con una serie di citazioni ai film horror degli anni ‘90, creando un’atmosfera in grado di disorientare e inquietare. Il film non è solo una sequenza di colpi di scena, ma un gioco mentale che sfida le percezioni dello spettatore, costruendo lentamente un incubo che prende forma dalle ombre più oscure della psiche umana. Con una regia attenta e un’abilità nel manipolare le aspettative, “Longlegs” si presenta come un’opera che non solo spaventa, ma lascia un senso di angoscia che persiste ben oltre lo schermo.

Longlegs

“Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo”. Lee Harker (Maika Monroe) è un agente dell’FBI che abita in Oregon e si trova ad indagare su vari omicidi che si sono ripetuti nel tempo. Padri che massacrano le proprie famiglie e poi si suicidano. Lee, si vede da subito, ha un intuito quasi soprannaturale che la porta piano piano a capire un filo in tutti questi omicidi, cercando di scoprire chi sia e da dove viene Longlegs, nome che compare su lettere lasciate sulle scene del delitto. Un assassino seriale che sembra non essere mai sul luogo degli omicidi, ma lascia sempre la sua firma.

Ritorno agli anni 90’

“Longlegs” è ambientato negli anni 90’ e il regista Oz Perkins ci riporta proprio a quegli anni lì. La fotografia tendente al rosso, ambientazioni innevate, inquadrature e movimenti di macchina che ricordano il filone Horror di quegli anni. C’è un’inquietudine che arriva dalle prime scene e piano piano ti logora dentro, ricordando quasi le atmosfere che aveva “Shining”. Con un Nicolas cage spaventoso, il film crea piano piano un quadro nostalgico e disturbante che difficilmente ci si scorda dopo i titoli di coda.

Le dici ancora le preghiere?

Occasione persa?

L’idea del film è molto interessante, riprendere i vecchi thriller anni 90’ e farci un film che tende all’horror è una bella idea sicuramente. Tuttavia, ci sono cose che forse non servivano o comunque erano cose già viste. Il paranormale religioso, satana, la morte sono tutti ingredienti che possono far paura, si, ma se sviluppati nel modo giusto. Nicolas cage fa paura, specialmente perché si comincia a vedere il viso a metà film, ma in alcune situazioni fa quasi ridere. Lee Harker (Maika Monroe) è una detective insolita e questo è molto interessante. Quando una bambina le chiede “Ti fa paura essere un agente dell’FBI” e lei risponde di si rende il personaggio di Lee molto originale. Lee è spaventata da tutta la storia, è spaventata da longlegs, è spaventata dalla religione e sembra essere spaventata anche da sua madre, lo si vede nei momenti in cui la chiama o la va a trovare.

Buon compleanno

C’è un mistero oscuro che avvolge ogni omicidio, un intricato enigma che si svela lentamente, quasi come un gioco crudele e ben architettato. Le famiglie vengono sterminate in un preciso giorno: il compleanno delle loro figlie. Un collegamento inquietante che sembra sfidare qualsiasi logica, come se dietro ogni morte ci fosse la mano di un burattinaio che gioca con il destino, tessendo una trama mortale con una precisione e una freddezza glaciali. Longlegs, l’artefice di questa catena di orrori, sembra aver progettato ogni dettaglio con una cura maniacale, come se fosse un piano architettato da tempo, una vendetta che non ha nulla a che fare con l’umano, ma piuttosto con una sfida al divino, un atto di guerra contro Dio stesso. E poi c’è il numero 14, che appare come una chiave segreta nascosta tra le pieghe di questa storia. Lee è nata il 14 gennaio, e il regista ci lascia intendere subito l’importanza di questo dato, piantando un dubbio nella mente dello spettatore che cresce a ogni scena. Un numero che non trova spiegazioni immediate, ma che riecheggia in modo inquietante lungo tutto il percorso, rimanendo sospeso nell’aria fino alla rivelazione finale, come un segreto che, quando svelato, cambia per sempre la percezione della realtà. Un puzzle che, alla fine, non è solo una questione di morte, ma di destino, di segreti sepolti nel tempo, di numeri che portano con sé il peso di una verità dolorosa e inevitabile.


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